1.35. notte.
mi scorgo più tranquilla dopo giorni di affanni e preoccupazioni e ruote di pensieri.
ieri.. anzi, ormai, l'altro ieri il sorriso della piccola Sophie mi ha regalato aria nuova.
un raggio di sole alta pochi centimetri e di mesi 17, mi abbracciava e rideva come una matta quando lo "zio" Piero le faceva le faccette buffe, quando la "zia" Titti la faceva volare in alto come una farfalla al ritmo reggaesoulfunk.. un piccolo fagotto.. che non ha bisogno di parole, che non ha bisogno di spiegazioni per volerti bene, per abbracciarti con quelle sue braccine minuscole, per regalarti una carezza con quelle sue manine.. già.. noi adulti siamo proprio dei coglioni. rovianiamo tutto con queste stupide parole. a che serviranno poi? non se ne fa mai buon uso. molti o pochi pensano di saperle "usare".. "fanne buon uso", ti strillano da sempre.. ma fanculo pure alle parole.. quelle preziose parole che tanto ho amato e, forse, tanto amo.. ma non mi interessa di nulla.. mia zia in ospedale e io e mia madre lì a far la spola, su e giù a traghettare sorrisi che, il più delle volte, non sai dove andare a recuperare.. ma anche lì, le parole non servono, servono gli abbracci, i gesti, i sorrisi in quantità industriale, serve l'affetto che non ha paura dei momentacci, delle malattie.. non serve altro se non un gesto. e non mi interessa se ho perso qualcuno per strada.. a quanto pare non ne valeva la pena. sono stanca.. tanto.
ma sono felice, stasera.. strafelice. fottutamente felice. e fanculo al silenzio. fanculo alle parole. fanculo a chi è chiuso, anzi no!!! RINCHIUSO in meccanismi mentali a me oscuri e poco praticabili. ma tanto non mi va neanche di praticarli, perchè sì, dico a te, proprio a te, solo a te.. un gesto non costa nulla, soprattutto quando l'esagerazione diventa malattia. perchè io non sto bene e lo so e lo dico. ma quanto meno mi curo e non mi rinchiudo. sono incazzata come una iena con te. solo con te. hai avuto e hai ancora la capacità di metterti su quel cazzo di piedistallo e di pensare che sia solo tu a possedere la verità in tasca. non sono io che giudico. io sono quella giudicata per qualcosa che non ho fatto. e questo doveva essere un post su qualcosa di bello e tu ormai non lo sei più. fanculo alle corse. fanculo all'orgoglioso pensare che ci sia chi è migliore o chi è peggiore. simu tutti uguali. TUTTI. e quando vedo la gente che soffre -e ormai la vedo ogni giorno-, quando vedo e osservo il sorriso delle persone che ho ancora accanto, quando vedo la piccola Sophie estasiata dal suono dei campanelli, quando vedo mia madre piangere, allora mi rendo conto ca t'ha propriu rincoglionita e che sì, fai che vuoi perchè qui chi non sta bene non sono certo io. riprenditi.
1 commento:
non sapevo se risponderti. però ho pensato: attacco pubblico, risposta pubblica. mi sono testimoni le persone che erano con me stamattina alle quali ho detto quasi quasi stasera vado e le chiedo di parlare. "le chiedo", ribadisco, perchè era anche possibile che non ti andasse, che non volessi. legittimo, pacifico. beh, credo di aver cambiato idea. non ti attaccare alle parole sulle parole, perchè non ha senso. perchè di discorsi di questo tipo in tempi non sospetti ne abbiamo fatti tanti ed eravamo d'accordo, sempre. e non ci sono due pesi e due misure. quindi certe cose dette ad effetto o per puro spirito di contraddizione non funzionano. non con me.visto che a me sono dirette.
quella che tu chiami chiusura, rigidità o quello che pensi sia moralismo, perchè probabilmente lo pensi, è solo un modo di prendere le distnze e di pensare, con l'obiettività di cui ho bisogno prima di prendere decisioni. e non le voglio, non le volevo prendere affrettatamente. come ti ho scritto chiaramente pochi giorni fa, non ti ho chiusa fuori dalla mia vita, non ti ho parcheggiata. ci sei. come ci sono io, malgardo tutta questa situazione. e l'assenza a volte è una presenza diversa, ancora più pesante, più tangibile. ma se per te l'importante è la telefonata, l'abbraccio, l'interessamento di circostanza, beh...se non sono sentiti fino in fondo, non so che cosa tu possa fartene. e questo non vuol dire che non ci sarebbero più stati. anzi. ma tu hai fretta, hai sempre questa fottuta fretta di definire subito le cose. bianco o nero. poi l'intransigente sono io. stai passando per la vittima sacrificale immolata e io per il boia. ruoli che non ci competono.
io sto molto bene titti, sto bene con me stessa. e ragionavo un modo per tornare a stare bene con te. per non pensare a quello che hai fatto o che non hai fatto. per non pormi neanche più il problema. ricostruire. piano, ma con cognizione di causa. a questo punto non so se sia possibile, perchè io mi sento la persona che ero uno o due mesi fa. bah, io vaffanculo non te lo dico, perchè non lo sentivo prima e non lo sento ora. e il silenzio non era un grido offensivo o di accusa, o una punizione. era solo attesa.e mi dispiace, non ho mai pensato di essere migliore di te. santi non ce ne sono. io meno che mai lo sono perchè se nella vita ho sofferto è perchè a mia volta ho fatto anche molto male alle persone. e la verità non la possiedo, e manco mi piacerebbe averla. un pò come la ragione. l'esagerazione è tua, nessuno ti sta chiedendo di dimostare nulla, nè innocenza nè colpevolezza. nè di inseguirmi, perchè tra l'altro sai che non ce n'è bisogno. non sono fuggita, non sto scappando. anzi, sono piuttosto tranquilla e incline ad un ragionevole scambio. ma tu ti ostini ad attaccare. comunque, continui a dire che " a quanto pare" non vale la pena. e sia. di tutti i pensieri fatti in questo tempo adesso non so che farmene.
hai ragione tu, adesso inizio a riprendermi sul serio.
serena
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